Quando ero ragazzo ricordo che una volta ho chiesto ad amico a cosa stesse pensando.
“A niente!”, mi rispose. Ed io: “Ma come è possibile non pensare a niente?”
E’ stata la prima volta che mi sono accorto che una cosa che per me scontata (pensare) non era fatta allo stesso modo da tutti.
Ancora oggi non è semplice definire le forme di pensiero che animano le menti delle persone: alcuni pensano per immagini, altri per sensazioni, altri per frasi che formano quello che si chiama dialogo interiore.
Quest’ultimo è fatto da frasi e parole: commenti su eventi, su altre persone, ma anche su di sé.
E’ interessante l’articolo che posto oggi: le parole che usiamo finiscono nell’inconscio.
Dove finiscono? Finiscono in tutto quel serbatoio di cui siamo poco consapevoli che si chiama Autostima, fiducia e bene verso sé stessi ma a cui attingiamo continuamente (senza accorgercene) quando facciamo qualsiasi cosa.
Cosa vuol dire volersi bene? E’ difficile definirlo.
Tempo fa ho trovato una definizione che ha iniziato a piacermi: volersi bene vuol dire semplicemente essere alleati di se stessi.
Vuol dire stare accanto alle emozioni, ai ricordi, alle immagini mentali senza dirsi niente, senza commentare, accogliendo e osservando.
Più usiamo parole che esprimono bene verso noi stessi, più mettiamo al nostro interno carburante positivo per il futuro; più usiamo termini colpevolizzanti , denigratori, dispregiativi meno siamo alleati di noi stessi.
Non si tratta, credo, di dover recitare delle formule interne in maniera forzata (per qualcuno funziona), ma di diventare consapevoli che non solo i comportamenti, le scelte, le relazioni influenzano il nostro stato d’animo e anche il nostro mondo, ma anche il modo in cui ci rivolgiamo a noi stessi.
Il modo, appunto, in cui ci vogliamo bene.
http://psicoadvisor.com/attenti-al-linguaggio-che-usate-con-voi-stessi-linconscio-ascolta-405.html