A BRAND NEW ENDING!

” (..) E’ possibile che qualcuno i cui giorni siano limitati, il cui corpo sia minato dal cancro, possa sperimentare una sorta di “età dell’oro”? Fu ciò che accadde a Paula. Fu lei che mi insegnò che abbracciare la morte con onestà ci permette di sperimentare la vita in un modo più ricco, più soddisfacente. Ero scettico. Sospettavo che quel parlare di un’età dell’oro fosse eccessivo, la sua tipica iperbole intellettuale.
“Dell’oro? Davvero? Oh, andiamo, Paula, come può esserci qualcosa di splendido nel morire?”
“Irv”, mi rimproverava lei, “questa è la domanda sbagliata! Cerca di capire che ciò che è splendido non è il morire, ma il vivere pienamente la vita dinanzi alla prospettiva della morte. Pensa alla pregnanza e alla soddisfazione delle ultime volte: l’ultima primavera, l’ultimo volo di un ciuffo di leone, l’ultimo bocciolo di glicine che cade.
L’età dell’oro è anche un momento di liberazione, il momento in cui hai la libertà di dire no a tutti gli obblighi triviali, di dedicarti completamente a ciò che è davvero importante per te: la presenza degli amici, l’avvicendarsi delle stagioni, il moto ondoso del mare.”
(…) L’età dell’oro di Paula fu un periodo intenso di esplorazione personale: sognava di vagare attraverso enormi saloni e di scoprire, in casa propria, stanze mai usate.”

(Il senso della vita, Irvin D. Salom)

Si può essere più o meno scettici su quanto capitato a Paula, la cui storia nel rapporto con il suo terapeuta è descritta nel bellissimo libro di Irvin Salom, ma è innegabile che quella proposta dall’autore nel suo dialogo con Paula è una riflessione suggestiva.
Sentire (sentire davvero) che siamo destinati a morire forse ci farebbe nascere di nuovo, ci farebbe prendere coscienza del tempo che ci rimane!

Ma non è forse così per tutti noi?
Come di può collegare il senso della riflessione sulla morte ed il senso della vita con la quotidianità?

Ci prova l’autore del video che ho postato, ponendo l’attenzione su alcune parole davvero pregne (a loro volta) di Senso.

Rimpianto.
Sogno.
Una fine nuova di zecca (Brand New Ending).

Ci ammonisce sul fatto che il peggiore dei mali sul letto di morte potrebbe essere il Rimpianto di non aver aperto le proprie ali, di non aver permesso ai propri sogni di possederci, di non aver tentato di nuovo e di nuovo e ancora di nuovo quando siamo caduti.

Non è questa la storia di molti di noi?
Quanti non osano con sè stessi, con gli altri, con i propri sogni?
Quanti non osano nemmeno sognare?

La frase finale del video sottolinea un fenomeno molto comune: finchè ci lasciamo definire da ciò che siamo stati fino a quel momento non potremo mai trovare il nostro sogno, la nostra anima, il nostro Daimon (come lo chiamava Hillman).
Non potremo mai dar il via ad un nuovo inizio, ad una fine nuova di zecca.

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- Luca Leoncini